Democrazia e libertà dal bisogno

La lezione di Diogene il cinico

Il tema della libertà dall'uomo dal bisogno è, oggi, più che mai centrale nella riflessione generale che coinvolge un corretto esercizio delle prerogative sociali e degli strumenti democratici.

In particolare, è importante riflettere su un aspetto decisivo: può funzionare una democrazia in cui il cittadino, spesso legato alla politica da legami di gratitudine, vede compressa la propria libertà di scelta.

E ancora: quanto è importante per il potere tenere il cittadino nel bisogno così da poterlo controllare?

La storiella di Diogene di Sinope, detto il cinico, ha travalicato i secoli nella sua vis allegorica disarmante.

«Il filosofo Diogene stava cenando con un piatto di lenticchie. Lo vide il filosofo Aristippo che viveva nell'agiatezza adulando il re. Aristippo disse: "Se tu imparassi ad essere ossequioso con il re non dovresti vivere di robaccia come le lenticchie". Rispose Diogene: "Se tu avessi imparato a vivere di lenticchie non dovresti adulare il re".»

E' chiara la dicotomia ideologica tra Aristippo, pronto anche a sacrificare la propria libertà sull'altare dell'agiatezza, e Diogene disposto piuttosto a vivere negli stenti che ad adulare il Re.

E' di tutta evidenza che già nella Grecia del V secolo avanti cristo, il rapporto tra libertà e bisogno era cristallizzato nel racconto iperbolico attribuito al pensatore di Sinope.

L'attualità del tema, tuttavia, risulta evidente anche dalla citazione operata dal Presidente della Repubblica Mattarella nel Suo discorso di capodanno del 2023 in cui, citando l'intervento di Franklin Delano Roosevelt del 1941 ( passato alla storia come Four Freedoms Speech - discorso sulle quattro libertà ), il Presidente si chiede se, effettivamente, si possa parlare di valori socialdemocratici compiuti di fronte a larghe fasce di popolazione in stato di indigenza.

" ….. di per sé sole, le libertà liberaldemocratiche non bastano ad assicurare «di fatto» (art. 3 Costituzione) a lavoratrici e lavoratori né il diritto al lavoro (art. 4.1) né la remunerazione che assicuri una esistenza libera e dignitosa (art. 36). E così pure per assistenza sociale e sostegni necessari a persone inabili e disoccupati involontari (art. 38)."

Chi non gode anche della libertà dal bisogno, come può avere cuore e mente per i valori liberaldemocratici? Come pensare che i milioni di persone che a stento arrivano a fine mese «sentano» la rule of law? Per costoro la rule of law è quella che farà loro togliere l'allacciamento a luce e gas se non pagherà prezzi divenuti esorbitanti grazie anche a movimenti speculativi che il «libero mercato» lascia correre. Come credere che chi, gravemente ammalato, sia costretto ad attendere mesi e mesi per una visita o un intervento, si appassioni alla libertà di espressione o non sia tentato di svendere la propria libertà di scelta, anche elettorale?

Un uomo libero, privo di diritti sociali, sarà solo libero di gridare ai quattro venti la propria disperazione o, al meglio, di "bestemmiare" ( cit. Pertini ) ma non di esercitare liberamente la propria libertà di pensiero e, con esso, propria libera scelta elettorale.

E qui, concludendo, torniamo a Diogene.

La democrazia, in senso figurato, non deve costringere l'uomo a scegliere tra la propria libertà e un piatto di lenticchie.

Area Sovranista - Montorio al Vomano - TE
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