Si fa presto a parlare di "salario minimo"

La retorica e la realtà dei fatti

Una debita premessa: chi scrive non è solo favorevole al salario minimo ma, in adesione al dettato costituzionale, è fiero sostenitore del "lavoro per tutti" e del salario "adeguato e dignitoso" per tutti i lavoratori.

Ricordiamo, infatti, che l'articolo 36 della nostra carta dei diritti fondamentali sancisce chiaramente che "il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantita' e qualita' del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se' e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa".

Si tratta di una delle articolazioni sostanziali di quel principio fondamentale enucleato all'articolo 1 che fonda la nostra repubblica sul lavoro.

Detto ciò, alcune riflessioni.

Si è presentato Landini, a Teramo, nei giorni scorsi, cupo portavoce della CGIL, a sancire la volontà del sindacato di "pretendere una retribuzione oraria minima per tutti i lavoratori".

A chiacchiere, come dicevamo, siamo tutti favorevoli al salario minimo ma, evidentemente, il problema fondamentale è racchiuso tutto nella realtà delle cose e nelle criticità proprie del sistema economico nazionale.

Chi dovrebbe garantire, in adesione alla ventilata riforma, il rispetto di questi parametri minimi di retribuzione?

Ma, naturalmente, le aziende pubbliche, partecipate e private.

Il quesito fondamentale è: nel nostrpaese, la piccola e media impresa, ce la fa, considerate le congiunture attuali, a garantire una retribuzione stabilita da specifica normativa?

Analizziamo alcuni dati:

In Italia, sulle aziende, grava una pressione fiscale pari al 62.7% ( primato europeo ) che, in pratica, toglie alle imprese oltre la metà dei fondi destinati al reinvestimento su strutture, macchinari, innovazione e, naturalmente, forza lavoro ( V. link ).

In Italia, il caro energia, ha segnato, negli ultimi mesi, un aumento percentuale a danno di famiglie e imprese, pari al 160% rispetto al 2021 ( V. link ).

Sempre in Italia, l'inflazione segna + 6.8% per ciò che riguarda il mese di maggio 2022 e tale dato, naturalmente, va applicato tanto al consumo al dettaglio quanto al reperimento delle materie prime in ambito industriale ( V.link ).

Parlare, in questo preciso momento storico, di salario minimo, è pura retorica e non serve al conseguimento dell'obiettivo né alla causa del lavoro e del lavoratore.

La retorica deve, giocoforza, cedere il passo alla realtà e la realtà è che, in questo momento, il tessuto economico e industriale non può essere gravato da ulteriori oneri normativi.

In autunno ( un autunno che si prospetta "bollente" ), salvo inversioni di tendenza, i più acuti analisti prospettano una crisi sociale senza precedenti e si corre il rischio concreto di trovarsi nella condizione di dover difendere il lavoro stesso piuttosto che il salario.

Area Sovranista - Montorio al Vomano - TE
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