Putin e libertà di pensiero: il caso dell'articolo 265 del codice penale italiano

Operiamo, prima di iniziare a riflettere su tutt'altro, la premessa politicamente corretta ( e anche un po' banale ) che in modo scontato, in questi giorni, risuona sulle labbra del buonismo patrio: la guerra ci fa schifo.

Proseguiamo, tuttavia, con la premessa minore, un po' scorretta, che fa riferimento al fatto che la guerra ci fa schifo sia quando la fanno "gli altri", sia quando gli eserciti invasori sventolano la bandiera dell'occidente "democratico".

Bando, ora, alle banalità.

Nei giorni scorsi, il "dittatore" Putin ha favorito l'emanazione di una legge statale a mezzo della quale, in Russia, vengono puniti con una pena fino a quindici anni coloro i quali diffondono, in patria, notizie false sulle azioni militari russe al fine di fiaccare, dall'interno, il morale della popolazione.

Nel nostro occidente, "lindo e pinto", naturalmente, la "federbuonisti" è insorta gridando all'attentato alla libertà di stampa e di espressione del libero pensiero.

Ma siamo davvero sicuri che, nel nostro Paese, sedicente faro di democrazia, non esista già una normativa del genere?

Spulciando tra le pieghe del codice penale, possiamo agevolmente imbatterci nell'articolo 265 del codice penale, rubricato "disfattismo politico", che riportiamo integralmente di seguito.

"Chiunque, in tempo di guerra, diffonde o comunica voci o notizie false, esagerate o tendenziose, che possano destare pubblico allarme o deprimere lo spirito pubblico o altrimenti menomare la resistenza della nazione di fronte al nemico, o svolge comunque un'attività tale da recare nocumento agli interessi nazionali, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni.

La pena è non inferiore a quindici anni: se il fatto è commesso con propaganda o comunicazioni dirette a militari; se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze con lo straniero. La pena è dell'ergastolo se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze col nemico.

Come diceva il mio professore di diritto pubblico, la legge in Italia è oscura e, pertanto, ho passato più di mezz'ora a cercar di individuare una eventuale abrogazione o modifica di questa norma ma ... nulla: è ancora pienamente in vigore.

Come potete vedere, pur differendo in termini di pena, il reato previsto all'articolo in questione coincide perfettamente con la normativa introdotta in Russia con un'aggravante specifica relativa al fatto che, mentre in Russia la norma è stata introdotta appositamente, l'articolo 265 in Italia fa parte, in pianta stabile, della nostra architettura penale.

Il nostro occidente, purtroppo, manca in senso assoluto di relativismo.

In psicologia, l'atteggiamento di alcuni "cattivi maestri" globalisti si potrebbe definire come un atteggiamento infantile/ adolescenziale proprio di chi è incapace di riconoscere in sè i limiti, le mancanze, i difetti che contesta al prossimo.

Noi, in fondo, siamo davvero meglio dei russi?

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