Il nuovo ospedale non può essere un argomento solo teramano

Cosa ne pensano i comuni dell'interno?

Questa mattina, presso la sala polifunzionale della Provincia, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del ricorso UIL avverso la delibera di approvazione della giunta regionale relativa allo studio di fattibilità del nuovo ospedale di Teramo.

Alla luce delle notizie odierne di ritrovamenti archeologici sul sito destinato ad ospitare la nuova struttura, potrebbe venir meno la ratio del ricorso e, tuttavia, rimane ben ferma la riflessione di fondo relativa ad una eventuale delocalizzazione in altro sito dell'ospedale Mazzini.

Della materia del contendere in senso ampio, grazie al lavoro costante dei comitati di quartiere di Teramo, sentiamo parlare da almeno tre anni: numerosi cittadini e associazioni locali si oppongono allo spostamento del Presidio Ospedaliero di Teramo a Piano d'Accio ( o altra zona ) tanto che i comitati stessi hanno raccolto quasi 8.000 firme di dissenso.

Le criticità elencate meritano una profonda riflessione.

I costi di una eventuale delocalizzazione in altra area ammontano a circa 350 milioni di euro, in luogo dei 120 milioni attualmente stanziati, oltre i maggiori costi generali in termini di consumo di suolo e attività amministrativa ed espropriativa.

La differenza tra costi complessivi e fondi già disponibili andrebbero, naturalmente, reperiti a mezzo di partnership pubblico - private e sottratti, in parte, alla gestione ordinaria pubblica con peggioramento dei servizi, stante anche un iter amministrativo, fino a questo punto, secretato nei suoi passaggi fondamentali e caratterizzato da notevoli opacità di fondo.

Nessuno ne parla espressamente ma, evidentemente, l'ombra di eventuali speculazioni aleggia nell'aria.

Dietro l'opera faraonica, infine, si staglia uno sfondo fatto di esposizione debitoria imbarazzante della Asl Teramo ( 60 milioni secondo l'assessore regionale alla sanità ) e criticità, in termini di liste di attesa, finite recentemente all'attenzione della stampa locale.

Il quesito che sorge spontaneo, per chi non è residente a Teramo, tuttavia, è un altro: la questione "nuovo ospedale" è una problematica solo teramana?

L'ospedale Mazzini non è un Distretto Sanitario locale a disposizione della sola utenza della città capoluogo ma rappresenta, al contrario, il presidio ospedaliero di riferimento di tutta la provincia e, in modo particolare delle aree interne.

Se la costa teramana, infatti, può ( e potrà in futuro ) contare sulla struttura ospedaliera di Giulianova ( costa nord ) e su quella di Atri ( costa sud ) a servizio dell'utenza locale, per le aree interne, completamente sfornite di altri riferimenti, l'ospedale Mazzini rappresenta il punto più prossimo di sanità pubblica disponibile.

Le riflessioni sul contenitore ( localizzazione del nuovo ospedale ) e sul contenuto dell'offerta sanitaria ( servizi e liste di attesa ) del presidio teramano dovrebbero, pertanto, coinvolgere direttamente politici e amministrazioni della montagna teramana.

L'amministrazione di Montorio al Vomano, territorio che esprime attualmente anche il DG della Asl, ad esempio, come si pone rispetto al dibattito complessivo relativo all'organizzazione provinciale dei servizi sanitari?

I comuni dell'interno hanno operato le opportune valutazioni relative ad una eventuale delocalizzazione del maggior ospedale della Provincia?

Secondo chi scrive, associazioni e comitati di dissenso dovrebbero stimolare una presa di posizione da parte delle amministrazioni dell'area montana e le amministrazioni dell'interno dovrebbero mostrare un maggior interesse relativamente ad una tematica che, in accezione concreta, rischia di determinare un peggioramento oggettivo delle condizioni di vita di un territorio che, dal punto di vista socio/economico, già paga un notevole ritardo.

Area Sovranista - Montorio al Vomano - TE
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