Analisi del voto 1 - il livello regionale
Il voto del 10 marzo
Quando si analizza la "cronaca", anche riferita ad una tornata elettorale, vi è la necessità di raggiungere il massimo tasso di obiettività.
Procediamo, allora, ad una analisi del voto che investe i tre livelli della tenzone politico – amministrativa: quello regionale, quello provinciale e, infine, quello comunale con riferimento, naturalmente, a Montorio al Vomano.
Prima puntata: il livello regionale.
Dati alla mano ( CLICCA QUI per i dati ufficiali ), sembra che il centro destra, più che le elezioni regionali, abbia vinto le elezioni provinciali de L'Aquila.
E' lì, infatti, che si annida il reale divario tra le due coalizioni poiché, escludendo l'area della città capoluogo e la marsica, il gap tra Marsilio e D'Amico si limita ad una differenza di 10.075 voti che, in misura percentuale complessiva, rappresentano poco più dell'1%.
Il risultato bulgaro della circoscrizione L'Aquila ( 32.903 voti di differenza pro Marsilio ) ha spostato l'asticella del confronto da "vittoria risicata" a "quasi trionfo".
Particolare, poi, il caso della provincia di Teramo ove il cd. "campo largo" si è affermato, di poco, eleggendo 4 consiglieri contro i 3 del centro destra.
Come si spiega, in senso sostanziale, questa affermazione imponente nella circoscrizione aquilana?
In primo luogo, vi è da ricordare che l'area della città capoluogo di regione è quella dove Fratelli d'Italia ha messo maggiormente radici, tanto che la premier ha scelto proprio L'Aquila come collegio alle ultime elezioni politiche e tanto che il sindaco de L'Aquila, Biondi, veniva definito, nel corso dell'ultima consiliatura regionale, "il vero presidente di regione".
D'altro canto, vi è anche da rilevare l'opinione di alcuni che considerano L'Aquila una provincia a forte tasso clientelare, considerata la presenza massiccia di strutture di governo e sottogoverno che, evidentemente, soddisfatte nelle loro pretese, hanno votato in blocco il governatore uscente.
Alla fine, dunque, definirlo un "trionfo" del centro destra pare pretenzioso, anche alla luce del fatto che, la campagna elettorale, ha consegnato a tutta la regione il candidato D'Amico come oggettivo valore aggiunto, in termini di chiarezza, competenza e capacità di visione complessiva di raccordo tra i vari livelli nazionali, regionali e comunali.
Una campagna elettorale ( di destra e sinistra ) che, per il resto, si è sviluppata ( o meglio avviluppata ) più all'interno di discoteche e locali alla moda che nelle piazze e che è stata caratterizzata da un livello argomentativo basso ( in molti casi ) riconducibile maggiormente ad un taglio da influencer piuttosto che da aspiranti amministratori.
I risultati delle liste, asciugati del normale dazio percentuale che caratterizza le competizioni locali, ricalcano, più o meno, le gerarchie nazionali con qualche eccezioni in minus o in peius.
Nel centro destra, il prospettato "crollo" della compagine leghista non c'è stato ( rispetto all'attuale dato nazionale ), tanto che il partito di Salvini con un buon 7,56% ha superato di quasi 5 punti la soglia del 3% che tutti profetizzavano.
Nel centro sinistra, ispira delusione il risultato del Movimento Cinque Stelle che, nella Sua ormai consolidata veste piccolo - borghese alla "Conte maniera", affascina solo il 7% degli abruzzesi.
Comunque, Marsilio ha vinto potendo contare su di un blocco monolitico di "grandi elettori" che, nel quinquennio passato, hanno avuto la grande capacità di radicarsi, in modo efficace, sul territorio.
Questo blocco monolitico, tuttavia, conta delle defezioni, in termini di mancata elezione, che ora dovranno essere sanate, anche in modo surreale.
Emblematico il caso dell'ex assessore alla sanità, Nicoletta Verì, arrivata seconda nella Lista del Presidente, circoscrizione di Chieti, e rispetto alla cui figura oggi viene prospettato un ritorno in sella, con medesima delega, ingiustificabile dal punto di vista del merito sostanziale ed elettorale.