Analisi del voto 2 - la nostra provincia
L'exploit del centrosinistra
Per soli 502 voti, la provincia di Teramo è andata al cd. "campo largo" ( v. dati Eligendo.gov ).
Può sembrare una vittoria irrisoria ma non lo è, se si considera la tendenza generale regionale che, altrove, ha attribuito una maggioranza, risicata o schiacciante, al centrodestra.
502 voti che, in senso sostanziale, hanno prodotto una inversione nell'assegnazione dei seggi ( 4 al centrosinistra e 3 al centrodestra ) e la defenestrazione di un ex assessore regionale e recordman di preferenze nel 2019, come Pietro Quaresimale, vittima dei "0 seggi" assegnati alla Lega.
L'exploit del centrosinistra nella nostra provincia potrebbe avere presunte connotazioni.
In primo luogo, la forte spinta arrivata da Teramo capoluogo ove governa una amministrazione, a trazione PD, in grado di canalizzare consensi nonchè di approfittare di una consolidata debolezza dei partiti di centrodestra che si perpetua sin dalle passate elezioni comunali.
In secondo luogo, probabilmente, si è sentita la forte presenza dell'ex rettore dell'Università di Teramo Luciano D'Amico che, evidentemente, al di là delle polemiche da campagna elettorale, proprio in provincia di Teramo deve aver lasciato un buon ricordo legato alle esperienze accademiche e professionali pregresse.
Analizzando i voti alle liste, ci si accorge, tuttavia, che i grandi partiti di massa tradizionali sono esattamente ( più o meno ) in linea con il risultato regionale che ha sancito la vittoria di Marsilio.
Dove si annida, allora, il risultato del centrosinistra, in provincia di Teramo?
Nel maggior consenso accordato a due compagini in particolare: Abruzzo Insieme ( civica del presidente ), 8,77% rispetto al 7,66% regionale, ma, soprattutto, "Azione" che nella nostra provincia ha riportato un 6.93% in luogo del 4% regionale.
Con riferimento ai consiglieri eletti, nessuna sorpresa di rilievo, fatta esclusione per la defenestrazione di cui parlavamo all'inizio.
Hanno stravinto i candidati che hanno messo in campo una presenza mediatica e territoriale massiccia e radicata, segno evidente che, salvo eccezioni, per affermarsi a livello regionale servono denari ( tanti ) e consolidate influenze e posizioni di potere che sono concesse solo a chi esercita, da tempo, il potere stesso.
Dei sette eletti, infatti, quattro provenivano dalla precedente consiliatura, uno da precedenti esperienze di governo regionale ( Giunta Chiodi ), uno è amministratore al comune di Teramo e l'ultimo, infine, è stato amministratore in quel di Roseto degli Abruzzi.
I candidati dell'interno, purtroppo, come sempre, sono andati tutti a casa ma questa, ormai, è una vecchia storia.
La nostra vocazione di colonizzati fa sì che, a monte di Teramo, non siano eletti più consiglieri regionali da tempo immemore, privilegiando candidati della Vibrata, di Teramo, della costa, di Campli.
Sappiamo benissimo, tutti, cosa implica questa assenza di rappresentanza, preso atto che, alla fine, ogni consigliere viene eletto per rappresentare l'intera regione ma quello stesso consigliere ha sempre, nel corso del mandato, un occhio di riguardo per il proprio territorio e per il proprio elettorato.