Centrodestra a Montorio: chi l'ha visto?
L'attuale
amministrazione, rappresentazione da avanspettacolo del peggior
berlusconismo, non può essere catalogata come esperienza politica di
destra. Tale compagine, infatti, nasce e si sviluppa nel culto cieco
e fideistico rivolto alla persona del sindaco venuto da lontano ed è
priva, in modo assoluto, di qualsiasi visione programmatica chiara in
grado di travalicare le becere logiche di consenso e gli appetiti dei
protagonisti indirizzati alla spartizione selvaggia del potere.
Detto
ciò, ci si chiede: cosa resta, allora, a Montorio al Vomano del
centrodestra? E ancora, che fine hanno fatto i partiti di
centrodestra? Chi li ha visti?
Rispondiamo
alla prima domanda: come puntualizzato sopra, del centrodestra a
Montorio resta ben poco in termini di programmazione, cultura e
visione ideologica. Chi ha tentato, in passato, in qualche modo, di
elevare il livello del dibattito è stato sistematicamente travolto
da un modo di fare politica che si fonda essenzialmente sulla
strategia, sulla dietrologia e che si spinge, nei casi più gravi,
alla demonizzazione e alla calunnia dell'avversario. Il centrodestra
Montoriese non pone al centro le idee ma si occupa, fondamentalmente,
di persone e del loro collocamento politico o lavorativo. Il
centrodestra Montoriese, inoltre, non si occupa, a livello culturale,
dei grandi temi che investono la nostra società ma si limita a
subirli in un delirio da politicamente corretto che scimmiotta
malamente quello della sinistra. In questo deserto ideologico e
culturale, sguazzano schegge impazzite delegate dalle articolazioni
partitiche provinciali e regionali. A Montorio, infatti, i partiti di
centrodestra non esistono: non hanno una sede, non hanno referenti,
non organizzano una riunione né, tantomeno, alcun evento culturale.
Anche in questo caso, non esistono partiti ma esistono consiglieri
regionali che, attraverso i loro lacchè locali, esercitano il loro
nefasto potere che travalica le regole di partito.
La
Lega, a livello regionale, è un non partito: esiste una Lega diversa
per ogni consigliere regionale e provinciale di riferimento. Il
sentore di ciò si è avuto già in sede di elezioni amministrative
quando metà Lega ha appoggiato l'attuale amministrazione e metà
Lega ha operato altre scelte. In questa situazione caotica,
chiaramente, non si può pretendere che sui territori sia fatta
chiarezza in ordine a visioni programmatiche e ruoli dirigenziali. Ci
si limita, come detto sopra, a dividere, rompere, confondere e a far
sentire una asfissiante presenza solo a ridosso delle elezioni.
Fratelli d'Italia, dal canto suo, pur sembrando maggiormente compatta
a livello organizzativo, ha completamente abbandonato il territorio
all'indomani delle elezioni dello scorso settembre. Una occasione
persa per il primo partito d'Italia e per una compagine politica che,
proprio in virtù della maggior organizzazione e disciplina, potrebbe
contare di più a livello locale. Una riflessione, tuttavia, è
doverosa a seguito della valutazione di questi atteggiamenti ambigui
e, cioè, quella relativa al fondato sospetto che, come sovente
accaduto, i partiti di centrodestra siano in attesa di valutare gli
eventi e capire dove tira il vento nelle nostre zone. Per alcuni,
questo attendismo potrebbe essere valutato come "fine strategia
politica", per il sottoscritto è solo espressione di ignavia, uno
dei peccati più gravi di dantesca memoria.
Da dove ripartire? Da quando mi occupo, direttamente o indirettamente, di politica sono persuaso dall'idea che le ripartenze debbano sempre fare leva sulle idee e sul dibattito democratico. Il centrodestra dovrebbe ripartire, quindi, da un "laboratorio destra", dove discutere di progetti e programmi facendo fuori i "maneggioni" di prima e seconda mano che, oggi, infestano tutta la compagine.
Quanta utopia!!!