Il fallimento dell'area del dissenso

Tutti contro tutti 

Il capolavoro delle classi dominanti si manifesta, ancora una volta, nel tentativo riuscito di frammentare l'area del dissenso.

Tutta la massa critica, che nel corso del passato inverno si era opposta ai provvedimenti autoritari e anticostituzionali del governo Draghi, ha già dimenticato i mesi di lotta e si parcelliza beatamente, in sede di presentazione delle liste, in sei o sette sigle facenti riferimento ognuna al proprio "leaderino" politico.

Ancora una volta, il pensiero unico fa leva, anche abbastanza facilmente, sulla vanità di sedicenti segretari di partito e sulla fame atavica di oligarchie politiche nuove di zecca.

Sei o sette sigle diverse, tese a contendersi una base elettorale del 10% in presenza di una legge elettorale che utilizza soglie di sbarramento del 3% per le singole liste, vuol dire correre il rischio concreto di non avere rappresentanza parlamentare per tutta la prossima legislatura.

Ciò che grida vendetta, in realtà, è la presa d'atto dell'esistenza, nell'ambito dei vari domini politici, di una assoluta convergenza dal punto di vista ideologico e programmatico.

Siamo in presenza di tutti partiti e movimenti che hanno condiviso la lotta al green pass e ai vari provvedimenti autoritativi e che hanno, comunque, una posizione unitaria assolutamente polemica nei confronti della NATO, delle politiche comunitarie e del neoliberismo.

Perchè, allora, non presentarsi sotto un unico cartello semplificando, del resto, anche la fase di raccolta firme necessaria al fine di partecipare alle prossime elezioni?

Si va dalla presa di posizione assolutamente egoica del leader di Italexit, accuratamente impegnato nella difesa del proprio simbolo elettorale, alla proposizione inopportuna, operata da altri, di paletti ideologici antistorici facenti riferimento alla obsoleta dicotomia destra - sinistra.

Vi è difficoltà ad interpretare le nuove riflessioni di ordine geopolitico e ideologico che pur prescindendo dalle dinamiche interne italiche, all'interno di tali dinamiche vanno solertemente applicate a mezzo della costruzione di un nuovo bipolarismo incentrato sulla summa programmatica di globalismo e sovranismo internazionale.

Vi è la necessità di abbandonare conflitti ideologici ( tra fascisti e comunisti ) che, ormai, appartengono alla storia e la cui riproposizione, ai giorni nostri, stimola solo risibili rappresentazioni folkloristiche.

Vi era la necessità, infine, ora più che mai, di costruire un vero fronte sovranista, orientato alla piena applicazione del dettato costituzionale ed eticamente orientato alla dottrina eurasiatica di contrapposizione all'atlantismo dominante.

La divisione interna all'area del dissenso è già, di per sé, un fallimento politico totale e la situazione complessiva potrebbe solo peggiorare se, il 25 settembre, neanche un parlamentare dell'area critica dovesse andare ad occupare gli scranni di camera e senato.

La fase che stiamo vivendo non può prescindere da una riflessione culturale seria e ponderata in grado di rigettare, in modo del tutto naturale, tanto gli avventurieri impegnati in improbabili scalate politiche quanto i soggetti ancora alieni al mutare della realtà della storia.

Area Sovranista - Montorio al Vomano - TE
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