Il fascino indiscreto del "sottogoverno"

Politica e nomine politiche

Che cos'è il cd. "sottogoverno"?

Rivolgiamoci, al fine di dotare le definizione di una "aura" di oggettività, alla Treccani.

Il "sottogoverno" "nel linguaggio della pubblicistica politica, è un termine polemico usato per indicare il complesso delle attività che il partito o i partiti di governo svolgerebbero, esorbitando dal diritto loro normalmente riconosciuto di dirigere la cosa pubblica conformemente ai propri programmi per influenzare a proprio favore il funzionamento della pubblica amministrazione, sotto forma di pressioni dirette o indirette e specialmente affidando a proprî aderenti o simpatizzanti cariche direttive nella burocrazia, in vari enti spec. Finanziari" ( cit. https://www.treccani.it/vocabolario/sottogoverno/ ).

L'attività di sottogoverno, dunque, esercitata da organi politici di governo, è quel potere specifico di nomina di propri soggetti fiduciari nell'ambito delle aziende a partecipazione pubblica.

Facendo riferimento al nostro territorio possiamo distinguere, ad esempio, tra partecipate di nomina verticistica quali, ad esempio, ATER, ASP, ARTA, ASL la cui nomina è di competenza regionale e partecipate di nomina orizzontale consortile, la cui "selezione" è rimessa alle assemblee dei sindaci aderenti al consorzio ( es. BIM e Ruzzo ).

La definizione della Treccani si sofferma sul tono polemico che avrebbe il termine sottogoverno poiché lo stesso si lega, storicamente, ad una attività clientelare esercitata dai partiti e tesa a consolidare il potere territoriale.

Il patronage ( termine aulico per indicare l'attività di sottogoverno ), è la distribuzione di cariche pubbliche non elettive a membri, simpatizzanti e sostenitori di partito, strumento e precondizione sia dello scambio clientelare sia dello scambio corrotto ( PER APPROFONDIRE LINK ).

Insomma,in definitiva, nell'ambito di un sistema di nomine completamente legalizzato, nella sua accezione peggiore, il politico nomina il manager pubblico, il manager pubblico risponde al partito stesso e nell'interesse stesso del partito gestisce l'azienda partecipata, coccolando l'elettorato.

L'utilizzo di questo sistema è il "segreto di pulcinella", sin dai tempi della prima repubblica, tanto che riportiamo, a seguire, un intervento di Pio La Torre del 1966 in cui il rappresentante comunista denunciava la "situazione di paralisi e di crisi del governo regionale" dovuta essenzialmente a "violazioni permanenti della maggioranza …. dovuta ad una cattiva gestione del sottogoverno e del sistema clientelare" ( PER APPROFONDIRE LINK ).

Siffatta gestione della cosa pubblica, esercitata nella connivenza dell'attuale sistema normativo, crea naturalmente evidenti problematiche di ordine costituzionale non garantendo l'imparzialità della pubblica amministrazione né tanto meno l'efficienza e l'economicità della stessa ( corollari dell'articolo 97 ).

In termini etici, d'altronde, il "merito" viene fortemente frustrato ( nonostante in Italia esista un ministero in tal senso ) dalle nomine degli sponsorizzati in luogo dei meritevoli.

Perché, dunque, questo discorso sul sottogoverno?

Assistendo ad un siparietto televisivo su di una TV locale, nella giornata di lunedì in occasione delle elezioni amministrative locali, mi sono reso conto che la pratica della "nomina" politica è diventata un normale argomento di dibattito pubblico da sbandierare "coram populo", piuttosto che una pratica di mala gestio da celare all'opinione pubblica.

Nella trasmissione, giornalisti e politici locali discutevano liberamente di nuovi equilibri interni ad assemblee consortili di nomina sindacale, alla luce del risultato delle elezioni.

Non poteva mancare, dopo qualche minuto, la replica dell'attuale gestore politico di alcuni di questi consorzi, replica tesa a puntualizzare che nulla cambierà nel prossimo futuro, in termini di potere, nelle partecipate.

Altro argomento cardine, del dibattito politico attuale, è quello relativo al rinnovo delle cariche proprie delle partecipate regionali: ARTA, ASP, ATER ecc.ecc. ( non ASL rinnovata o consolidata qualche tempo fa ) .

La politica nazionale è conscia delle problematiche connesse alla discrezionalità politica di assegnazione di determinate cariche, tanto che più riforme si sono succedute nel tempo, in tal senso, proprio per ridurre e limitare tale margine discrezionale ( PER APPROFONDIRE LINK elenco riforme nomina DG Asl ).

E' del 19 maggio 2023, inoltre, la bozza di DDL a firma dell'onorevole Crisanti, tesa a spezzare il legale tra politica e nomina dei DG delle ASL a mezzo del passaggio delle competenze di incarico ad una commissione ad hoc nominata dall'ANAC. ( PER APPROFONDIRE LINK ).

Se la politica, dunque, si affanna periodicamente a dare una soluzione ad un problema squisitamente politico, è di tutta evidenza che quel problema esiste e necessita di intervento.

Del resto, abbiamo ancora bene a mente le polemiche elettorali della recente tornata regionale tra Marsilio e D'Alfonso, relative alla presunta attività politica, diretta e indiretta, dei manager regionali.

Detto ciò, la disaffezione alla politica e l'astensionismo, hanno oggi radici chiare che possono essere ascrivibili anche a questo modo ( assolutamente legale, ribadiamo ) di gestire la cosa pubblica: la politica, oggi, interessa a pochi appassionati e a quella metà di italiani che, per nomina o raccomandazione, ha legato alla politica stessa il proprio destino.

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