La pista ciclabile è una cagata pazzesca!!!
L'ultimo "gingillo" del Sindaco
L'ultimo "gingillo" del governatore lombardo di Montorio al Vomano è la pista ciclabile.
La pista ciclabile di Viale Duca degli Abruzzi, nasce con il classico peccato originale che caratterizza quasi tutte le opere dell'amministrazione Altitonante: l'affidamento di comodo.
Fatta sempre salva la regolarità normativa delle procedure di appalto, è necessario ricordare come la progettazione della ciclabile sia stata affidata, all'epoca, alla architetta risultata prima dei non eletti nella lista del sindaco.
Come sempre, tutto regolare in ottica normativa ma attività amministrativa prossima allo zero termico dal punto di vista dell'etica e dell'opportunità politica.
Analizziamo ora la valenza concreta dell'opera.
Dal punto di vista del metodo, la ciclabile di Viale Duca degli Abruzzi trae le mosse da un illogico atto di imperio del protettorato lombardo ed è priva di qualsiasi coinvolgimento tanto dei residenti quanto delle attività commerciali, in ambito di modifiche strategiche della zona in questione.
Io rimango, sempre e comunque, fedele alla stessa opinione che caratterizzava la mia posizione anche in epoca autodromo: quando un'opera pubblica modifica le caratteristiche e la vocazione di un territorio o di un'area urbana, la dialettica democratica dovrebbe esser garantita da un dialogo proficuo con le parti in causa.
Ma tutto ciò, alla corte degli Sforza ( antichi signori di Milano ) non interessa.
E' risibile, tra l'altro, la posizione dell'ex vicesindaco di Montorio al Vomano, Barnabei, che fulminato ( non illuminato ) sulla via di Damasco, a fini di mera strumentalizzazione politica, oggi chiede scusa ai cittadini del Viale, per il disastro procurato, dopo aver votato, qualche mese fa, affidamento e progetto sia in sede di giunta che di consiglio comunale.
La pista ciclabile di Viale Duca degli Abruzzi è un'opera fine a sé stessa: è una specie di circuito tondo, in stile "Hot Weels", in cui gli utenti potranno percorrere, fino allo sfinimento, sempre lo stesso cerchio neanche scontassero una condanna in un "bagno penale" della Martinica.
Le piste ciclabili dovrebbero avere, al contrario, una logica in materia di localizzazione e, in tal senso, di grande interesse è stato l'intervento di Di Marcello, nell'ambito di un incontro organizzato dalle forze di opposizione locale, in cui fu prospettata dallo stesso la necessità di strutturare le ciclabili in continuità con gli altri territori.
Esempio: la ciclabile, a Montorio al Vomano, avrebbe un senso se sfruttasse un percorso che va da Montorio a Leognano, con relativo sfogo di continuità verso i territori limitrofi.
Dove è stata progettata non serve a una mazza.
Altro punto importante: in un territorio in via di spopolamento e con le attività commerciali "alla canna del gas", la diminuzione dei posti auto non rappresenta forse una punizione troppo severa per chi vive e lavora lungo il Viale?
Quante attività commerciali abbasseranno la serranda per impossibilità oggettiva a ricevere la propria clientela? Quante attività, per lo stesso motivo, hanno cessato di esistere nel centro storico di Montorio al Vomano?
Una amministrazione che predica, sin dall'inizio, una inversione di rotta rispetto allo spopolamento dovrebbe porre in essere interventi strutturali a sostegno degli esercenti commerciali piuttosto che frustrarne, con opere inutili, le aspettative economiche.
Ma allora, detto ciò, "cui prodest"? A chi giova la pista ciclabile?
Se da un lato, la "pistarella" del sindaco va a soddisfare i deliri "gretini" propri dell'ambientalismo locale, d'altro canto, la ciclabile appaga la fame di visibilità esterna del sindaco già pronto, sicuramente, ad inaugurare in pompa magna "questa cagata pazzesca" con paillettes, cotillons e residuati bellici di Forza Italia ( Razzi docet ).