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Montorio al Vomano: una destra diversa è possibile?
Ripartire dalla sconfitta
"Sono convinta che il problema risieda nella mia volontà di cercare un confronto costante e costruttivo, di sollecitare una maggiore condivisione, di voler rimarcare anche una mia opinione contraria, di sostenere che la forza di un gruppo si costruisca a prescindere dai ruoli e dalle personali simpatie e amicizie".
Queste affermazioni sono della consigliera Calisti, all'indomani delle Sue dimissioni da capogruppo di "Un'altra Montorio" che hanno fatto seguito alla rimozione ( immotivata ) della stessa dal ruolo di referente del COC ( Centro Operativo Comunale ).
Sono parole pronunciate, in modo evidente, da una persona politicamente "bullizzata" e rappresentano la testimonianza oggettiva di quella leggenda metropolitana, serpeggiante sulla bocca di molti, secondo cui nell'attuale amministrazione l'uomo solo al comando non ammette repliche o contraddittorio alcuno da parte dei suoi sodali.
In questi primi mesi di consiliatura, la coalizione che governa Montorio al Vomano ha connotato sé stessa nella mancanza assoluta di democrazia interna e nella volgarità propagandistica dei propri sostenitori, pronti a qualsiasi acrobazia sgrammaticata al fine di sacramentare sui social il culto della personalità, di ispirazione quasi maoista, in favore del suo leader.
Ma la destra, a Montorio al Vomano, è solo questo?
E' una destra la cui unica dinamica dialettica è riconducibile al monologo del leader rivolto ai suoi sottoposti?
E' una destra che riesce ad esprimersi solo a mezzo dell'aggressività di un popolo adorante avvezzo a slogan, riflessioni inadeguate e "grazie sindaco"?
E' evidente che non è cosi: a Montorio al Vomano, esiste anche una destra che riconosce il valore della democrazia interna, della dialettica costruttiva, della cultura e del pluralismo, una destra che si è opposta, sentendosi a disagio, alla coalizione di governo durante la campagna elettorale ed un'altra che, evidentemente, oggi sta scoprendo che il prezzo della vittoria è stato il sacrificio della libertà di azione ed espressione.
Forse è la destra sconfitta quella da cui ripartire, quella destra che ha agito in buona fede e i cui rappresentanti hanno anche fatto la figura dei coglioni nel tentativo di barcamenarsi tra i mille tranelli disseminati dagli alleati vincitori lungo il cammino.
E' una destra che, con pazienza e convinzione, potrebbe prevalere.
Prevale se riflette sull'esperienza accumulata, sulla sua reale natura, prevale se si organizza con regole di democrazia e buon senso, se continua a travalicare la politica degli slogan per connotarsi nell'alveo della competenza e dell'onestà intellettuale, se supera le logiche di consenso e gli steccati ideologici senza aver paura di confrontarsi e collaborare anche con rappresentanti di altre visioni ideologiche.
E anche se non si vince, chi se ne frega! Senza dubbio, anche se sconfitti, si riuscirà a rendere al popolo un servizio molto più alto rispetto al "nulla con la propaganda intorno" propugnato dai soliti "gattopardi" che scendono in politica per cambiare tutto senza cambiare nulla.