Sulle note vicende della biblioteca del ricordo
La vergogna di una comunicazione aggressiva e divisiva
La diatriba degli ultimi giorni, relativa alla "biblioteca del ricordo" di Montorio al Vomano, si conclude con la presunta "garanzia" che la stessa continerà a vivere e sopravvivere, in quello o in altro luogo, come da dichiarazioni stesse dell'amministrazione comunale.
L'affermazione per cui "avere un angolo di biblioteca vicino ai luoghi di socialità dei ragazzi è bella e rimarrà" lascia aperte visioni e speranze di conservazione di un luogo nato 14 anni fa, per intuizione di Corrado Scipioni a memoria di tre nostri concittadini ( Federica, Lorenzo, Arianna ) deceduti nel sisma 2009.
La domanda che sorge spontanea, tuttavia, è questa: senza la "levata di scudi dell'ultimo giovedì che ha coinvolto attori politici e civili locali, la conclusione della vicenda sarebbe stata la medesima?
Fino all'altro giorno, per dichiarazioni esplicite del gestore e delle opposizioni consiliari, sembrava quasi incontrovertibile l'assunto per cui la biblioteca del ricordo fosse destinata ad una celere soppressione.
Il venerdì mattina, viene fornita una interpretazione dei fatti ai più sconosciuta fino al giorno prima quando, sempre tra le righe, era possibile intuire che fosse in corso anche una "trattativa politica" tesa alla salvezza, almeno parziale, della biblioteca.
Rimane il mistero.
Permane la certezza, invece, di un comunicato sindacale che, sotto molti aspetti, come al solito, lascia perplessi, per il tenore.
Nella prima parte, l'amministrazione ( parlo di amministrazione perchè è tempo che anche tutti i consiglieri di maggioranza assumano le stesse responsabilità politiche e morali del sindaco ) provvede, come spesso accade, a dividere il mondo tra "buoni e cattivi".
I buoni, i virtuosi, i pupilli dell'amministrazione stessa sono quelli che "lavorano" contrapposti a chi, sempre secondo questa amministrazione, cazzeggia e strumentalizza.
Naturalmente, si tratta di una forzatura comunicativa tesa a delegittimare l'avversario e costruire un "nemico" da offrire in olocausto alla folla filo-lombarda, gaudente e plaudente.
Rimango nella convinzione, al contrario, che senza l'intervento attivo degli oppositori, il destino della biblioteca sarebbe stato diverso.
Il sindaco più divisivo del dopoguerra, a seguire, assuefatto dalla costante necessità di comprendere "chi è con me e chi è contro di me", nella seconda parte del comunicato offre di nuovo un sacrificio al proprio fans club, esponendo al pubblico ludibrio delle "turbe da circo" la figura del bibliotecario/a che avrebbe inveito contro dei ragazzini presumibilmente maleducati.
Per giustificare le proprie mancanze, questa amministrazione, addirittura accusa pubblicamente un cittadino, negando ogni diritto di replica, di un "reato" anche abbastanza circostanziato.
E' degno di rappresentare una cittadinanza intera un primo cittadino che, costantemente, espone alla "berlina" i propri cittadini?
Io, penso proprio di no.
Penso che questo territorio non meriti una comunicazione che, nella forma e nella sostanza, si appalesa come aggressiva, divisiva, e priva della necessaria moderazione.